L’esposizione
universale doveva avere come tema centrale il cibo … Possiamo dire che, almeno
sul fulcro del progetto l’Italia è stata coerente, difatti hanno “mangiato” un
po’ tutti.
Expo 2015 vorrebbe
anche dire nutrire il pianeta Terra, ma incredibilmente i due sponsor ufficiali,
Coca - Cola e Mc Donald, sono i principali rappresentanti del cosiddetto “cibo
spazzatura” (junk food): stiamo parlando delle due grandi multinazionali che
disboscano progressivamente l’ultimo polmone del cosmo terrestre, la Foresta
Amazzonica. Potrò anche sembrare un bigotto, una persona arcaica, ma il solo
fatto che queste lobby vengano pubblicizzate in un evento che ha come
obbiettivo anche quello di salvaguardare il mondo, mi fa rabbrividire e arrabbiare. A quanto pare, abbiamo udito, durante questi
mesi, solo tante belle parole che non si conciliano con i fatti (stranamente).
Expo dovrebbe voler
dire più lavoro. Naturalmente
occupazione è stata creata, basti pensare ai
10 000 volontari, il cui salario
è stato un panino. Ma l’abile affabulatore Matteo Renzi, con la collaborazione
dei mezzi di comunicazione, racconta alla folla che la disoccupazione è calata,
che si sta andando verso una nuovo
periodo di prosperità … La verità, però, è la seguente: i posti di lavoro non
aumentano, bensì diminuiscono, tant’è vero che tra i giovani il tasso di
disoccupazione balza al 43,1%.
Expo dovrebbe
simboleggiare l’eccellenza italiana, ma fino ad ora siamo venuti a conoscenza
di una fitta presenza mafiosa (riconducibile all’ Ndrangheta) nella gestione
degli appalti e nella spartizione di un modesto tesoretto di 12 miliardi;
insomma, ahimè, le solite italianate. Quattordici personaggi in vista sono
stati arrestati e sono tutt’ora indagate più di settanta persone tra politici,
imprenditori, manager Expo; i reati che accomunano i condannati e,
probabilmente, anche gli indagati (indipendentemente se verranno giudicati
colpevoli o innocenti grazie a chissà quale escamotage), sono: associazioni per
delinquere, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione e utilizzazione del
segreto d’ufficio. Inoltre, oggi, all’inaugurazione è stato ancora possibile
intravedere, senza difficoltà, lavori incompiuti, calcinacci e varia
spazzatura. Solo il 21% del progetto iniziale è stato portato a termine e per
sopperire a questo clamoroso, ma non inaspettato ritardo, il governo ha
stanziato 1 milione e 100 000 euro per gli allestimenti di camouflage; almeno
si è riusciti a mascherare l’assoluto fallimento dell’efficienza burocratica.
Expo dovrebbe anche
esser sinonimo di sicurezza, eppure ieri, all’inaugurazione si è potuto
assistere ad una guerriglia urbana, ad una violenza che ha agito, per troppo
tempo, senza che venisse fermata. Milano è stata messa a ferro e fuoco da un
facinoroso gruppo di ragazzotti , tutti caratterizzati dalla loro vacuità di
pensiero (guardare per credere:https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=tgcom24+intervista+manifestante):
il loro scopo era quello di distruggere senza remore qualunque cosa trovassero
sul loro “cammino”. Lanciare molotov, bombe carta e sfasciare le macchine
parcheggiate è funzionale alla loro lotta (a quanto pare); questi anarchici,
non riconoscendo il vero nemico contro il quale scagliarsi, rivolgono le loro
“attenzioni” verso le persone comuni, le quali hanno la sola colpa di aver
lasciato un loro bene (motorino, automobile …) sul suolo pubblico, ma se,
casualmente, i suddetti manifestanti individuassero il Vero Artefice del
sistema criminale imperante in occidente, non lo affronterebbero, giacché sono
privi di principi, di ideali, di volontà e di coraggio. Finché avranno a
disposizione una bottiglia di vodka o un po’ di erba da fumare si sentiranno
parte di qualcosa e, da stolti quali sono, penseranno di stare combattendo per
una nobile causa. C’è da riconoscere
che, ad un certo punto, quando la depravazione sembrò raggiungere livelli
troppo eccessivi, una parte di questi individui si distaccò dagli pseudo -
rivoluzionari, i quali perseguirono imperterriti la strada più volte battuta.
Da notare è anche la loro incoerenza: si dicono fieri e orgogliosi delle gesta
che compiono e del messaggio che tentano di propinarci, ma immancabilmente si
nascondono dietro ad un foulard, ad un cappuccio o ad un casco. Le loro
considerazioni politiche vertono, solo secondo la poca materia grigia di cui
sono dotati, verso il rosso, però, sono tutti vestiti di nero. Queste sfilate
di ignoranza vengono accompagnate da canzoni partigiane … Dovrebbero sapere che gli antifascisti del 43
non prendevano a sassate le proprietà degli italiani e ,soprattutto, non aveva
intenzione di distruggere la loro medesima nazione.
Protestare è legittimo,
specialmente se la ribellione è contro le speculazioni, le ruberie e tutte le
manfrine della cupola finanziaria e della politica, tuttavia il nemico contro
cui bisogna dirigere i propri sforzi non è la persona qualunque che si incontra
per strada, bensì è un intero ecosistema
dittatoriale che agisce nella più riservata segretezza, ordendo trame
indicibili e spesso sconosciute ai comuni mortali (vedi TTIP di cui parleremo un
altro giorno).
Nonostante tutto,
auguriamoci che in questi mesi la nostra bellissima Penisola possa riscattarsi
dalle critiche ed esaltare se stessa, mostrando il suo giusto volto, la sua
maestosità, la sua arte, la sua cultura, la sua humanitas, il suo retaggio … La
sua civiltà.
E’ un’opportunità che
non bisogna lasciarsi sfuggire, anzi è doveroso cogliere questa frutto,
ultimarlo, perfezionarlo e renderlo più saporito che mai. Speriamo solo che non
modifichino ancora una volta il nostro straordinario Inno Nazionale, scritto da
un ragazzo patriota ventenne nell'autunno del 1847 (Goffredo Mameli).
Viva l’Italia, viva la
Libertà!
Lorenzo De Vita